Il controllo dell’aborto negli allevamenti di piccoli ruminanti
È estremamente importante eseguire una diagnosi di laboratorio rapida e conclusiva per identificare e controllare un’epidemia di aborti, consentendo l’istituzione e l’attuazione di misure di controllo adeguate.
Oltre all’impatto economico degli agenti abortivi sull’allevamento, occorre tenere a mente anche il potenziale zoonotico. Una gamma molto ampia di agenti abortivi nei piccoli ruminanti ha un potenziale zoonotico.
La diagnosi corretta dell’agente può essere eseguita solo mediante un test di laboratorio, dato che l’anamnesi clinica e le lesioni macroscopiche non permettono corrette diagnosi differenziali.
Le tecniche di laboratorio atte a tale scopo sono la PCR e l’ELISA. Possono essere utilizzate entrambe, ma in situazioni diverse:
● La PCR è un test veloce, sensibile e specifico che può essere usato per analizzare i tamponi fetali, placentari e vaginali.
● L’ELISA è un test che può essere usato per l’analisi del siero ed è molto utile per identificare infezioni non endemiche e animali non vaccinati, nonché per monitorare i programmi di eradicazione.
Laura Valls sottolinea che i risultati devono sempre essere valutati unitamente all’anamnesi clinica, alle lesioni macroscopiche e a campioni selezionati.
Purtroppo, però, solo pochi degli aborti finiscono per essere segnalati a livello europeo, perché gli allevamenti non attuano correttamente la diagnosi di laboratorio.
Tuttavia, gli studi condotti finora identificano Chlamydia come il principale agente responsabile degli aborti, che in alcuni Paesi, come la Spagna, causa oltre il 60% dei casi segnalati.
“La diagnosi di laboratorio è il primo passo verso il controllo dell’aborto negli allevamenti di Piccoli Ruminanti.”