La diagnosi di mastite in ovini e caprini può apparire complicata. Molti fattori differenti interferiscono nello sviluppo della malattia. Tuttavia, se viene definita l’origine eziologica (batteri associati agli animali, ambientali o opportunistici), risulta più facile comprendere e stabilire misure di controllo.
CLASSIFICAZIONE FACILE PER DESCRIVERE IL PROBLEMA
Al fine di identificare le cause della mastite e di adottare le misure giuste per controllarla, è necessario tenere a mente la seguente figura.
Una volta compresa questa figura, definiamo 3 differenti origini che saranno di aiuto con l’interpretazione dei risultati di laboratorio. A tale scopo, abbiamo creato 3 tabelle.
“Il singolo animale, il microrganismo e la gestione rivestono un ruolo nello sviluppo della malattia”
Batteri associati all’animale isolati da infezioni intramammarie cliniche o subcliniche in ovini e caprini
Batteri ambientali isolati da infezioni intramammarie cliniche o subcliniche in ovini e caprini
Batteri opportunistici resistenti agli antibiotici isolati da infezioni intramammarie cliniche o subcliniche in ovini e caprini.
Tenere presente che un risultato batteriologico con:
• un solo tipo di colonia in coltura è considerato convenzionalmente valido (anche se possono essere presenti altri tipi senza crescita significativa sul terreno)
• due tipi di colonie in coltura deve essere convalidato in base alle specie identificate (una o entrambe possono essere un campione contaminante)
• tre o più tipi di colonie in coltura devono essere considerati non validi (contaminati).
CARATTERISTICHE CHIAVE DEI PRINCIPALI AGENTI EZIOLOGICI
Gli S. aureus isolati da campioni di latte ovino e caprino sono correlati e differiscono dai campioni di latte bovino per la loro maggiore variabilità. I ceppi mostrano un adattamento pronunciato ai piccoli ruminanti. I ceppi ovini e caprini sono più leucotossici rispetto a quelli di origine bovina (Bergonier et al., 2014; Bar-Gal et al., 2015; Merz et al., 2016).
La specie più comunemente isolata di SCN include S. epidermidis, S. xylosus, S. chromogenes e S. simulans; anche S. caprae è comunemente rilevato nei caprini, ma anche negli ovini. Queste quattro specie sono anche le specie più patogene tra gli SCN, come dimostrato dalle singole SCC. Altre venti specie circa vengono regolarmente o raramente isolate. Inoltre, varie specie coagulasi-positive poco frequenti possono essere isolate da IMI di piccoli ruminanti (S. intermedius, S. hyicus ecc.); possono crescere se collocate su piastra di RPF (plasma fibrinogeno di coniglio) agar.
“S. epidermidis, S. xylosus, S. chromogenes e S. simulans sono gli SCN più frequenti e patogeni”
Tra i corineformi, sono stati isolati alcuni piogeni trueperella in casi di IMI subcliniche; il gene del Corynebacterium include una serie di specie generalmente non identificate o identificate erroneamente (mediante metodi biochimici convenzionali) le cui proprietà patogene non sono ben differenziate.
Per quanto riguarda il gene dello streptococco, le specie comuni sono in parte dipendenti dalla regione o dal Paese: S. agalactiae nelle pecore in Spagna o Portogallo (Guerreiro et al., 2013), S. uberis in Sardegna (Marogna et al., 2010), S. ovis e aerococcus viridans in Francia (pecore) ecc.
I serbatoi e le modalità di trasmissione di questi differenti organismi sono in parte diversi; di fatto, sono necessari esami batteriologici con specie per mirare ai modelli IMI epidemiologici principali (mastite contagiosa vs mediata dagli agnelli vs ambientale) al momento dell’implementazione dei programmi di controllo.
References:
- Adattato da un articolo su Ovipedia di Dominique Bergonier, Medico Veterinario, Dipl. ECAR, Dipl. ECSRHM, Professore e ricercatore presso la scuola nazionale di veterinaria (ENV Toulouse) e la INRA (Francia)